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Il viaggio di Stéphan e Sylvia

Texte de Mario Costa, professeur à L’Université de Salerne (Italie), sur le projet Traits

This text is published in the LINES ARTIST BOOK

Stéphan Barron è in Francia uno dei pochi artisti che interpreta in senso proprio i principi dell’Estetica della comunicazione e li " mette in scena " in lavori di grande efficacia e di notevole complessità concettuale.

In altri luoghi bibliografici (1) ho ricordato un suo progetto particolarmente significativo elaborato in occasione de " Les Transinteractifs " di Parigi del 1988(2).

Qui illustro e commento un nuovo progetto, indicato col nome di Traits,che egli realizzerà nel settembre del 1989.

Stéphan e la sua amica Sylvia Hausmann descrivono in auto una linea retta sul meridiano di Greenwich, dalla Manica alle coste spagnole del Mediterraneo.

Servendosi di un telefax collegato al radio-telefono installato sulla vettura, inviano regolarmente a vari luoghi espositivi d’Europa, delle immagini relative al viaggio che stanno compiendo e ai luoghi da essi toccati.

Tutto questo, si badi bene, non serve affato a recuperare una qualche " mitologia " del viaggio o a proporre una "poetica" del nomadismo post-moderno, ma a compiere una investigazione di tipo epistemologico.

Barron isola dal complesso delle nozioni di base della mente umana, la linea, e crea una situazione sperimentale capace di far emergere la sua attuale fenomenologia.

Si ricordi che la linea è geneticamente posta in essere dal movimento di un punto nello spazio e che essa richiama pertanto le nozioni di spazio, tempo e movimento.

Si ricordi ancora che la linea, oltre ad essere una nozione di base della mente umana, è anche uno dei primi simboli grafici dell’umanità, largamente rappresentato nelle grotte della preistoria di cui è piena quella regione francese a sud della Loira che Stéphan e Sylvia hanno scelto li attraversare (3).

 

Da tutto questo si ricava:

1 – ogni cambiamento nel processo di umanizzazione e di

assoggetamento dello spazio, del tempo e del movimento, incide sulla concezione della linea;

2 – la concezione della linea è pertanto funzione e indice del

livello antropologico ragiunto;

3 – il livello antropologico dell’uomo contemporaneo può

apparire dalle modalità di concezione della linea di cui egli attualmente, dispone.

 

Si tratta allora di far emergere-questa fenomenologia mentale del tratto e di valutare i modi nei quali la linea può essere mentalmente presente.

E allora torniamo al viaggio di Stéphan e di Sylvia.

La prima nozzione di linea che esso sollecita è quella del " meridiano di Greenwich " ;linea assolutamente, inesistente, fittizia e virtuale; punto di riferimento per ogni colloczzione spazio-temporale ma essa stessa sospesa al di fuori dello spazio e del tempo; linea legata all’irrompere della civiltà e dell’astrazione : la linea di confine della città, la linea di spartisione coloniale ma anche la linea geometrica e astronomica della scienza antica.

 

La seconda nozione di linea evocata dal viaggio di Stephan e Sylvia è legata ai percorsi da loro effettivamente compiuti con la vettura; è la linea tracciata dal "corpo", la più arcaica delle concezioni della linea, la matrice antropologica di ogni altra; il " corpo meccanico " (la vettura) nulla toglie alla pesante materialità del movimento nello spazio-tempo; è la linea che richiama la condizione di esistenza dell’uomo nel mondo, il suo discontinuo dover essere sempre in una porzione limitata dello spazio-tempo, il suo necessario dover morire in un luogo e in un istante detiniti; è il segno graffito sulle pareti del paleolitico, l’unica epifania mentale della linea nell’antenato ancestrale-dell’uomo.

Ma la fenomenologia del tratto non è conclusa: Stéphan e Sylvia inviano lontano, col telefax, immagini e segni del loro viaggiare, ma si badi: nessuna intenzione narrativa o documentaria è in tulto questo; cio che veramente essi inviano ogni volta è la loro coordinata spazio-temporale: una serie di coordinate spazio-temporali in movimento inviate – ad una serie di coordinate spazio – temporali fisse; un nuovo genere di linea irrompe nell’orizzonte-antropologico: la linea istantanea dello spazio-tempo elettronico; la linea inesistente / esistente, virtuale/reale, immateriale / concreta...creata dalle nuove-tecnologie comunicazionali e teorizzata dall’ Estetica della comunicazione.

E non è tutto: i luoghi espositivi d’Europa sono come le cavernedel paleolitico; anche qui si è di fronte a dei tratti, a delle linea, ma la complessità concettuale della loro consistenza è il segno del iiverso livello antropologico da noi raggiunto: i reperti elettronici allineati sulle pareti disegnano nell’immaginario contemplante una linea iper-determinata, cioè un luogo lineare della – mente eostituito dalla sovrapposisione logica e ontologica della linearità ricavata dalla successione delle immagini sulla parete e di tutte le altre di cui si è fin qui discusso.

 

Mario Costa

giugno 1989

 

 

(l) Cfr. " MASS MEDIA ", Anno VIII, n.l, 1989, pagg.27/30 e " VIDEOCULTURE 2 ", Facoltà di Lettere e:Filosofia, Università di Napoli, 14/15 aprile 1989, pagg.29/30 - Inoltre due progetti realizzati da Barron nel 1986 (La nuit internationale de, la télécopie) e nel 1987 (Thaon / New York) sono stati da me inseriti nel programma televisivo in tre puntate (15 e 22 febbraio e 1 marzo 1989, ore 12,30, Rete,Tra) da1 titolo "UN ESTETICA PER I MEDIA" da me realizzato per il D.S.E. della RAI-TV.

(2) Cfr. il Catalogo della manifestazione.

(3) Cfr. A.Leroi-Gourhan. Il gesto e la parola. Einaudi. Torino 1579, Vol.II, cap. XIV - A.Leroi-GourLan. L’evoluzione dell’arte . in Viaggio nel tempo. Evoluzione dell’uomo e preistoria. Letture da " Le Scienze ", ediz. ital. di " Scientific American "- Le Sciense, S.p.A. Editore. Milano 1977, pagg. 103 eseg. A. Leroi-Gourhan. I segni parietali del paleolitico sureriore franco-cantabrico, in G.Garchia-R.Salizzoni (a cura di). Estetica e Antropologia. Rosemberg & Sellier. Torino 1980, pagg.225 e seg